Un muro per chiudere definitivamente l'ex ambasciata somala di via dei Villini. Sembra questo, almeno per ora, l'epilogo di una lunga e complessa vicenda iniziata diversi anni fa e rivenuta fuori grazie all'inchiesta di Rassegna.it, poi ripresa da vari organi di informazione e arrivata anche in Parlamento.

Una situazione che era piombata nuovamente nel dimenticatoio, ma che è invece tornata prepotentemente alle cronache per lo stupro consumato all'interno dell'edificio la scorsa settimana. Di qui la decisione del Campidoglio comunicata dal portavoce del sindaco di Roma, Simone Turbolente: "D'intesa con il questore di Roma, Francesco Tagliente, e con il nulla osta dell'Ambasciata somala, Roma Capitale provvederà, per motivi di sicurezza e per il grave pericolo di una nuova occupazione dell'immobile di via dei Villini, alla messa in sicurezza dello stabile che sarà interamente murato".

Ma se il muro può impedire una nuova occupazione dello stabile, come era accaduto dopo lo sgombero del novembre scorso, non è chiaro invece quale sia il progetto per garantire una degna accoglienza ai circa 140 somali (tutti - vale la pena ricordarlo - con diritto d'asilo politico) che nell'edificio trovavano rifugio. Per cercare una soluzione è stato dunque fissato per venerdì un tavolo presso il Ministero degli Esteri, al quale prenderà parte anche il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro.