Si è svolto oggi, mercoledì 26 febbraio, alla Camera dei Deputati il forum “Idroelettrico, un valore per l’Italia”, promosso da Elettricità Futura. L'incontro, che ha visto la partecipazione del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, ha rappresentato un'importante occasione per discutere il futuro della produzione idroelettrica in Italia, un settore cruciale per l'approvvigionamento energetico nazionale, ma attualmente minacciato dalle gare per il rinnovo delle concessioni previste dal Pnrr.

L'iniziativa si inserisce nel percorso avviato lo scorso dicembre con la sottoscrizione del Manifesto “Uniti per l’Idroelettrico Italiano”, promosso da Filctem Cgi, Flaei Cisl, Uiltec Uil, Elettricità Futura, Utilitalia e altre associazioni di categoria. A intervenire a nome delle tre organizzazioni sindacali confederali del settore elettrico sono stati Ilvo Sorrentino, segretario nazionale Filctem Cgil, Amedeo Testa, segretario generale Flaei Cisl, e Marco Pantò, segretario nazionale Uiltec Uil.

Nel corso del dibattito, i sindacalisti hanno ribadito la necessità di una strategia nazionale che tuteli il settore idroelettrico, evitando scelte che potrebbero mettere a rischio il sistema energetico e l'occupazione. “L'idroelettrico – hanno sottolineato – è un'eccellenza italiana e una risorsa fondamentale per garantire l'indipendenza energetica del Paese, la stabilità della rete e il contenimento dei costi per famiglie e imprese”.

Nel 2023, il comparto ha soddisfatto il fabbisogno energetico di circa 15 milioni di famiglie, generando un valore economico superiore ai 2 miliardi di euro e garantendo occupazione a circa 12.000 lavoratori altamente specializzati, oltre all'indotto. Le sigle sindacali chiedono al governo di intervenire con urgenza per salvaguardare il settore e scongiurare le conseguenze negative delle attuali normative sulle concessioni.

L'errore strategico delle gare per le concessioni idroelettriche

La Commissione Europea aveva avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per non aver previsto il sistema di gara per le concessioni idroelettriche alla loro scadenza. In risposta, il nostro Paese ha adottato una normativa che prevedeva la messa a gara degli impianti, confidando che questa fosse la via richiesta dall’Europa. Tuttavia, nel frattempo, sono state avviate procedure simili nei confronti di altri stati membri, costringendo la Commissione a riconsiderare l’intero approccio al tema.

Dallo studio condotto dalla stessa Commissione europea è emerso chiaramente che le gare per le concessioni idroelettriche non apportano alcun beneficio concreto. Tutte le lettere che chiudono le procedure di infrazione per i vari paesi europei affermano questo elemento con chiarezza. Anzi, le gare rischiano di scoraggiare gli investimenti, poiché introducono un'incertezza che mina la stabilità economica necessaria per la manutenzione e l’ammodernamento degli impianti. Sulla base di queste valutazioni, la Commissione ha chiuso tutte le procedure di infrazione, compresa quella aperta contro l’Italia.

La necessità di correggere l’impegno assunto nel Pnrr

Probabilmente a causa di un mancato coordinamento tra i diversi uffici competenti e di un ritardo nel recepire la chiusura della procedura di infrazione, l’Italia ha comunque deciso di assumere l’impegno di mettere a gara le concessioni idroelettriche nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), nonostante l’Unione Europea non lo richiedesse più. Questo errore va corretto al più presto, perché introduce un elemento di destabilizzazione nel settore e rischia di compromettere il futuro degli investimenti.

Non possiamo permettere che il nostro patrimonio idroelettrico venga messo a rischio per un impegno preso erroneamente e in modo non coordinato. Le gare, anziché favorire la concorrenza e l’efficienza, creano instabilità e disincentivano le aziende a investire nel lungo periodo. In un contesto di transizione energetica, l’idroelettrico deve essere sostenuto e valorizzato, non penalizzato da decisioni burocratiche incoerenti con la realtà del mercato.

Siamo fortemente preoccupati perché nella “partita” del rinnovo delle concessioni idroelettriche non avvertiamo una strategia nazionale. Per il sindacato è sbagliato “regionalizzare” questo processo; lo dimostrano ad esempio le documentazioni di gara prodotte dalle regioni, che sono profondamente diverse tra loro e, soprattutto, non è prevista né la garanzia occupazionale né quella sugli investimenti, né tanto meno avvertiamo l’attenzione a mantenere all’interno quelle competenze necessarie, utili a svolgere con qualità le attività che sottostanno alla gestione di un impianto idroelettrico. Su questo siamo davvero preoccupati: già oggi avvertiamo troppe esternalizzazioni di attività. Se lo scenario dovesse sgretolarsi, questo problema si presenterebbe in maniera superiore a quanto accade oggi. Quello che si rileva in questa fase, in definitiva, è la volontà di fare cassa senza alcuna visione industriale/occupazionale.

Altro problema da sottolineare è quello della sicurezza degli impianti idroelettrici, alcuni dei quali hanno un secolo di vita e dove si deve pensare a massicci interventi di manutenzione straordinari e questo aspetto può essere valorizzato solo con tempi lunghi di assegnazione

Le richieste dei sindacati a Governo e Parlamento

  • Mettere in campo tutte quelle iniziative utili a recuperare una strategia unica sul piano nazionale
  • Sospendere l’obbligo di gara per le concessioni idroelettriche introdotto nel Pnrr, alla luce del fatto che l’Unione Europea non lo considera più necessario e che potrebbe avere effetti negativi sugli investimenti e sulla sicurezza del settore
  • Aprire un tavolo di confronto con gli operatori del settore e i rappresentanti dei lavoratori per definire una strategia di lungo periodo per l’energia idroelettrica in Italia, garantendo stabilità e certezza normativa
  • Salvaguardare l’occupazione e le competenze professionali di un settore altamente qualificato, che rappresenta un pilastro della nostra indipendenza energetica e della sicurezza del sistema elettrico nazionale. Le professionalità presenti nel settore idroelettrico sono un bene prezioso che non può essere disperso o depotenziato
  • Favorire il rinnovo e l’ammodernamento degli impianti idroelettrici esistenti, incentivando gli investimenti nelle tecnologie più avanzate e nella tutela dell’ambiente, senza introdurre vincoli normativi che ne ostacolino lo sviluppo
  • Compensare in maniera maggiore quanto dovuto ai territori che ospitano gli impianti idroelettrici, per favorire un maggiore equilibrio redistributivo e per ridurre, per quanto possibile, i costi delle bollette

Il rischio di compromettere la sicurezza energetica del Paese

Il futuro dell’idroelettrico italiano dipende dalle decisioni che verranno prese nei prossimi mesi in Parlamento. È essenziale evitare errori strategici che potrebbero compromettere la competitività del settore e la sicurezza energetica del nostro Paese. L’Italia non può permettersi di perdere il valore e le competenze che l’idroelettrico ha costruito nel tempo con investimenti ingentissimi, ma non può neanche permettersi di mantenere le gare così come previsto oggi, in una cornice in cui manca del tutto sia la reciprocità con gli altri paesi, che l’obbligo da parte dell’Europa. Siamo in una situazione in cui le responsabilità sono tutte interne e questa è la parte più assurda di tutta la vicenda.