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Tutto ancora falso sulle pensioni. False le promesse del governo in campagna elettorale – “elimineremo la Fornero” –, false le rassicurazioni ai tavoli tecnici, false le letture della maggioranza circa le misure sulla previdenza in legge di bilancio e falso, ora, il rilancio dell’ineffabile Durigon. L’esponente leghista ieri (15 gennaio) su la Repubblica ha ribadito che il governo ha intenzione di intervenire drasticamente sulla Fornero. Ma come, pur con tutta la buona volontà, gli si può credere?
Su Collettiva abbiamo ampiamente documentato come l’esecutivo sia riuscito addirittura nell’impresa clamorosa di peggiorare la legge Monti-Fornero. Non si tratta di punti di vista, ma di un giudizio che scaturisce dalla lettura degli interventi presenti nella legge di bilancio 2024: nessuna riposta per giovani, donne e pensionati, mentre il traguardo della pensione per tutti si sposta sempre più avanti.
C’è un numero che più di altri dimostra questo assunto. Secondo calcoli fatti dall’Ufficio politiche previdenziali della Cgil nel 2024 saranno solo 11.750 le persone a cui non si applicherà la legge Monti-Fornero e, come se non bastasse, di queste solo il 32% sono donne.
Nel 2024 di fatto si andrà in pensione con i vecchi requisiti della legge (incrementati in questi anni della speranza di vita): con la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne; con la pensione di vecchiaia a 67 anni di età.
Insomma, ben pochi potranno beneficiare delle misure previdenziali (ape sociale, quota 103, opzione donna) che in questi anni avevano provato a fare un passo avanti per migliorare quella legge così criticata da tutti ma ancora in vigore e da quest’anno anche ulteriormente peggiorata: la legge Monti-Fornero. L’Ufficio politiche previdenziali della Cgil ha stimato il numero delle persone coinvolte nel 2024 in queste tre misure:
- Ape sociale: visto l’incremento di 5 mesi per il requisito anagrafico, saranno solo 9.000 le persone che potranno beneficiare di questa misura;
- Quota 103 (62 anni di età e 41anni di contributi): viene introdotto il ricalcolo contributivo e le finestre di uscita aumentano di ulteriori quattro mesi per i privati e tre per i pubblici (rispettivamente diventeranno 7 e 9 mesi) con un tetto massimo per il 2024 pari a 4 volte il trattamento minimo. Il risultato è che di fatto, nel privato, solo coloro che perfezioneranno il requisito nei primi 4 mesi dell’anno avranno la pensione nel 2024, mentre nel pubblico solo coloro che perfezioneranno il requisito nei primi due mesi dell’anno, vista la finestra di 9 mesi. Proprio per questo motivo le pensioni con “quota 103” liquidate nel 2024 saranno 2.500, nessuna donna accederà a tale strumento, visto che coloro che potrebbero perfezionare 41 anni di contributi e 62 anni di età, avrebbero già perfezionato il requisito per accedere al pensionamento con Opzione donna nel 2021 con 35 anni di contributi e 58 di età;
- Opzione donna: previsto un aumento di un anno del requisito di età. Dopo l’azzeramento previsto dal Governo nella scorsa legge di bilancio è diventata di fatto una misura assolutamente inutile e riguarderà solo 100 donne. Saranno infatti necessari entro il 31 dicembre 2023 35 anni di contribuzione e 61 anni di età per le casistiche definite precedentemente (caregiver, invalide dal 74%). I 61 anni di età si riducono di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due (59 anni di età). Per le lavoratrici licenziate o di imprese in crisi il requisito di età è 59 anni a prescindere dal numero di figli.
Sommando questi tre dati si arriva al numero che facevamo sopra: nel 2024 solo a 11.750 persone non si applicherà la legge Monti-Fornero. “I numeri sono inconfutabili – commenta Ezio Cigna – e mostrano chiaramente le tante bugie di questo Governo. Con queste misure ci saranno 51.884 pensioni in meno di Ape sociale, Opzione donna e Quota 103, rispetto a quelle che ci sarebbero state con una proroga delle tre misure originarie. Un taglio pari a ben l’82%: questa è la verità”.
Duro anche il commento di Ghiglione: “Il Governo sostiene di non aver rinunciato ad abolire la riforma Fornero, e il sottosegretario Durigon arriva addirittura a dire che si stanno avvicinando a questo obiettivo. Ma è tutto falso. I 41 anni di contributi per tutti sono diventati 41 anni con il ricalcolo contributivo: è disarmante con quanta naturalezza riescano a danneggiare le lavoratrici e i lavoratori, sottraendo diritti. Altro che riforma”.
Come se non bastasse, conclude la segretaria confederale “questo Governo dopo aver tagliato pensioni e welfare, preferisce premiare gli evasori, con provvedimenti sbagliati che li legittimano. Li contrasteremo con tutte le forme di mobilitazione che il sindacato ha a disposizione”.
Pensioni, il Fact Checking di Collettiva: